Toronto, 2015

In un post precedente mi sono già soffermato sul fatto che, pur praticando e amando la street photography, non amo fotografare i senzatetto.

Come accennavo, trovo troppo ‘facile’ e poco rispettoso della loro condizione ritrarre certe persone per portarsi a casa una foto di ‘colore locale’ (la ‘foto a tradimento’ del vagabondo che dorme o che chiede l’elemosina, o anche il ritratto con mendicante-che-guarda-in-camera). Diverso il discorso, come credo sia il caso di questa foto, quando il risultato è aderente a un proprio criterio estetico e con la fotografia si racconta una storia che vada al di là del ‘guardate che pena questo poveretto’.

Questa anziana senzatetto di Toronto mi aveva colpito per diversi motivi: era veramente anziana ed era l’unica che ho incontrato in tutto il centro città. La sua postura ingobbita, l’estrema lentezza nell’attraversare gli incroci aggrappata al suo carrello, l’orgoglio nel dito medio mostrato agli automobilisti quando è scattato il verde e hanno iniziato a strombazzare mentre attraversava erano davvero degni di nota. Ma, fino a questo punto, l’idea di fotografarla non mi era passata nemmeno per la testa per i motivi di cui sopra.

Ma, una volta allontanatomi da lei e attraversata la strada sul lato opposto, ho notato che si stava dirigendo verso uno sfondo che mi avrebbe dato la possibilità di, per così dire, contestualizzarla e raccontare qualcosa di più. Ho quindi accelerato il passo e mi sono posizionato in attesa che il mio soggetto arrivasse per completare la scena che mi si era presentata alla mente.

Nonostante nella foto sia ritratta una persona la cui disperazione mi era evidente, sento questa ‘foto di mendicante’ più mia per diversi dettagli: oltre ad aver più o meno rispettato la sua privacy, amo il contrasto e il bilanciamento fra l’insegna della banca d’affari e la donna che sembra quasi schiacciata dal peso dell’architettura, inchinandosi davanti a un simbolo dell’alta finanza (e via simboleggiando), la simmetria dello sfondo, il pattern dei tombini che si interrompe ma sembra proseguire con l’ombra proiettata dal soggetto.
Quelli che amano fotografare solo all’alba e al tramonto potrebbero avere da ridire sulla luce impietosa di mezzogiorno, ma la street photography non ha orari: potrei dire ‘non sanno cosa si perdono’, ma non avendo io mai fatto una foto all’alba, loro potrebbero dire lo stesso di me. 🙂

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