Riflessione

Da Wikipedia: “con il termine pensiero laterale, si intende una modalità di risoluzione di problemi logici che prevede un approccio particolare, ovvero l’osservazione del problema da diverse angolazioni, contrapposta alla tradizionale modalità che prevede concentrazione su una soluzione diretta al problema. Una soluzione diretta prevede il ricorso alla logica sequenziale, risolvendo il problema partendo dalle considerazioni che sembrano più ovvie, il pensiero laterale se ne discosta (da cui il termine laterale) e cerca punti di vista alternativi per cercare la soluzione.”

Spesso durante i miei workshop/tour fotografici incoraggio le persone ad allenare il proprio occhio fotografico anche guardando ‘dentro’ e ‘oltre’ le vetrine, o superfici riflettenti in generale: trovo che sia un esercizio utile per imparare a pensare, e vedere, in modo ‘laterale’, cosa che ritengo fondamentale per saper andare oltre le apparenze e trovare significati e relazioni a prima vista nascosti in ciò che si osserva.

Negli scorsi giorni, durante un rigenerante viaggetto a Lione, ho riscoperto la mia mai sopita passione per i riflessi. Mi sono così trovato a esplorare vetrine, lunotti di auto, tabelloni pubblicitari, a caccia di persone specchiate o visibili in trasparenza, attendendo che passanti si incrociassero nei punti che mi prefiguravo nella mente.
Dei risultati finale amo le giustapposizioni, le prospettive inedite che si creano fondendo piani visivi sovrapposti, il fatto che l’immagine diventi una sorta di ‘puzzle visivo’ in cui a volte diventa molto difficile distinguere qual’è il punto di vista e si è spinti a ricostruire mentalmente la realtà da cui è stata estrapolata l’immagine.
In questi casi, ritengo che la postproduzione in bianco e nero possa aiutare a confondere ulteriormente le acque.

Qualcuno diceva che una buona fotografia è quella che ti fa porre delle domande, non rivelando tutto al primo sguardo. Personalmente, trovo divertente che in molti di questi casi la domanda sia semplicemente: ‘ma che ***** sto guardando esattamente?
Se la fotografia riesce a catturare un minimo di interesse, alla prima domanda segue la successiva: ‘come posso mettere ordine in questo caos?‘. Ed è lì che inizia il ‘viaggio’ dentro l’immagine.

Pubblico questa foto non perché la ritenga la migliore, ma soprattutto perché è stata la prima scattata di una serie (non numerosa ma per me ‘soddisfacente’) dopo la prima mezza giornata trascorsa a inquadrare il più e il meno senza troppa convinzione. È stato un nuovo punto di partenza che ha finalmente dato la stura a un ‘tappo creativo’ che mi portavo dietro da un mesetto, che comunque si ricollega ad altre foto di riflessi scattate prima (come questa, ad esempio).
Ho intravisto con la coda dell’occhio oltre una vetrina un uomo inquadrato in una porta, inquadrata a sua volta nel riflesso di un segnale stradale alla mie spalle (dimenticavo, il framing è un’altra delle mie manie), in mezzo a questa confusione di fili (fuori) e ringhiere (dentro)… e finalmente qualcosa è scattato insieme all’otturatore.
Mi sono sentito, per così dire, ‘rinato’: ma a ben guardare, sono sempre lo stesso.

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