Perpignan, 2008

Come Paperon de Paperoni, anch’io ho la mia Numero Uno.
Una foto come tante altre, ma che ha un significato particolare per cui rimarrà sempre, in qualche modo, la Preferita. Una foto fatta da un amatore con una compattona Konica Minolta che scattava solo jpg da 5 mega. Una foto sgranata, impastata, mossa, di un me di diversi anni fa che scattava per puro istinto, nella vaga ricerca di ‘belle foto’ che soddisfacessero il suo indefinito senso estetico, con idee meno chiare e senza curarsi di argomenti noiosi come tempi di scatto e diaframma, lasciando che l’aggeggio tra le mani facesse il lavoro per cui era stato pagato. Una foto il cui autore ha capito che, se avesse voluto altre foto come questa, avrebbe dovuto impegnarsi.
Ero a Perpignan per il Visa pour l’Image, avevo trovato un albergo economico in pieno centro. Il posto era un po’ sgarrupato ma, come si dice in questi casi, aveva un suo fascino retrò.
Una sera, di rientro da cena e passeggiata digestiva, ho alzato lo sguardo e, notando questo imponente lampadario vintage, ho deciso di fotografarlo. Ho inquadrato, ma poi ho pensato che poteva essere più interessante dall’alto e sono salito sulle scale che portavano in camera, mentre colei che sarebbe diventata mia moglie attendeva pazientemente di fianco all’ascensore.
Quasi giunto al primo piano il mondo che conoscevo, il piano terra, era cambiato: i globi erano minacciose navi aliene in rotta verso una moquette rosso sangue, le corde che li sostenevano vettori tesi verso la catastrofe imminente, la pelata del tuttofare dell’hotel, distrutto da una giornata di lavoro di 16 ore, da quella prospettiva andava a chiudere perfettamente la geometria delle sfere in caduta libera.
E poi ancora, l’uomo al bancone appoggia la fronte sulla mano, in un gesto di resa definitivo. Epifania. Eureka. Minchia.
Ho scattato, ho guardato la foto sul display e ho pensato che questa foto aveva qualcosa di diverso da tutte quelle fatte fino a quel momento.
Fu la prima volta che decisi di cambiare prospettiva, di scattare consapevolmente, la prima volta in cui il Folletto Protettore dei fotografi ha fatto in modo che tutto andasse al posto giusto. È la volta che mi si è aperto un mondo. Per questo sarà sempre la mia Numero Uno.

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