Vorrei saper scrivere cosa secondo me differenzia una buona fotografia di paesaggio da una normale o scadente (aggettivi che, quando si ha a che fare con località così inflazionate, spesso finiscono per significare la stessa cosa). C’è qualcosa di indefinito, spero non indefinibile, che mi sfugge.
Pur apprezzando i mostri sacri ,da Adams a Salgado, fatico sempre a capire fino a che punto sia stato bravo il fotografo e fino a che punto sia il soggetto stesso ad essere ‘bello’. Per dirla in maniera moooolto approssimativa, penso che se hai le nozioni base, una fotocamera decente e fotografi il Grand Canyon, o Yosemite, o Machu Picchu devi davvero impegnarti per farli venire male. Allora è solo un esercizio di tecnica, composizione ed esposizione? Non può essere così semplice. Forse devi riuscire davvero a comunicare qualcos’altro tramite un paesaggio che, di per sé, non comunica nulla se non la sua bellezza. Forse devi alzarti all’alba o sfruttare il tramonto, pena la destinazione all’oblio delle tue foto. Sinceramente non lo so, soprattutto spero che quest’ultima affermazione sia messa in giro da colleghi mattinieri che vogliono scoraggiare la concorrenza più pigra come me.
Ora, per qualche motivo che ancora mi sfugge, questa foto mi ricorda meglio delle altre che ho fatto cosa ho provato davanti a questa muraglia d’acqua in avvicinamento. Maestosa, imponente, un po’ minacciosa. Ma vederla dal vivo è un’altra cosa. Forse è questo che mi spaventa della fotografia di paesaggio: la sfida ‘impossibile’ di reggere il confronto con l’originale.
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Ps: mi scuso con chi me l’ha fatto notare per il ritardo con cui lo ammetto pubblicamente, ma effettivamente lo sfondo rosso alla lunga risultava un po’ fastidioso per la lettura. Dovrò farmene una ragione, ma per rispetto dei vostri bulbi oculari da buon padrone di casa torno al nero. Ma non prendete il vizio.