Io e Ghirri

(Oggi cade il venticinquesimo anniversario della morte di Luigi Ghirri, ma me ne sono accorto solo dopo aver terminato la stesura di questo post. Quando si dice a volte la casualità…)

Il mio primo incontro con Luigi Ghirri (o meglio, con le sue fotografie) avvenne qualche anno fa durante il Festival della Fotografia Europea di Reggio Emilia.
Ricordo che fui affascinato dalla qualità degli scatti esposti, diversi dei quali mi fecero venire voglia di cambiare mestiere.
Ma, per qualche motivo che ancora mi sfuggiva e nonostante le sue immagini fossero per molti aspetti diverse dalle mie, percepivo un’ indefinibile ‘affinità spirituale’.

Urgeva documentarsi: corsi dunque ad acquistare il suo libro fotografico ‘Kodachrome’ e lessi avidamente le sue ‘Lezioni di fotografia’.
Sfogliando queste pagine fui colpito dall’apprendere di avere praticato fino ad allora, più o meno inconsciamente, alcuni tematiche da lui sviluppate.

Soprattutto il concetto di fotografia come ‘soglia’ tra il nostro interno e il mondo che ci circonda, come ‘finestra sulla realtà’ dove ciò che decidiamo di escludere dall’immagine diventa importante quanto ciò che invece decidiamo di includere.

In particolare, chiedeva ai suoi studenti di “cercare nella realtà inquadrature che già esistono”.
(NdA: mi si perdoni l’eccesso di autoreferenzialità, anch’io durante i miei workshop insisto molto sull’uso del framing e sulla creazione di cornici all’interno dell’immagine)

Per questo e altri motivi, quando scattai questa foto pensai subito che era una ‘ghirrata’ (anche se lui l’avrebbe fatta a colori).
Mi piace il fatto che ciò che è dentro all’inquadratura che già esiste (il tabellone vuoto) non è altro che ciò che è anche fuori, eppure viene percepito in modo diverso.

C’è chi mi ha chiesto perché ho incluso il cartellone sulla sinistra: è stata in effetti una riflessione che mi richiese non pochi minuti mentre ero sul posto.
Alla fine ho ritenuto che potesse essere un dettaglio significativo, aiutandomi a collocare l’immagine in uno spazio più reale, dando un sapore più ‘provinciale’ (diverso sarebbe stato l’effetto se avesse contenuto una pubblicità di un’automobile, per fare un esempio) e che creasse un contrasto con il vuoto (che poi proprio vuoto non è) del tabellone al centro.
In poche parole, fornisce più livelli di lettura (sempre imho).

L’importante era fare caso anche a questo dettaglio e… decidere!

PS: non me ne vogliano i puristi, questa immagine è stata scattata con un banalissimo cellulare. Sono tornato sul posto con la mia fedele reflex per ‘farla meglio’ ma non sono riuscito a ottenere un risultato che mi soddisfacesse come il primo.

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