HIMEJI, 2015

Il mio viaggio in Giappone -benché meraviglioso- dal punto di vista meteo non è stato fortunatissimo. Trovandosi al Castello di Himeji, di fronte all’ennesimo giorno di pioggia capita che l’Uomo con la Macchina Fotografica (di seguito UMF) vorrebbe vedere anche qualche ombra netta, magari sfruttare la luce del tardo pomeriggio, quindi inizia a essere stufo di aver ombrelli bagnati in mezzo alle scatole o stare al coperto, diventa insofferente, detesta la luce diffusa dal cielo nuvoloso, fino a odiare l’intero Universo e tutte le forze che lo comandano.

Qui l’UMF sbaglia, perché gli è impossibile fare foto ed essere creativo quando non è tranquillo, ma fortunatamente presto o tardi se ne rende conto. Fa un respiro profondo, poi un altro, poi un altro ancora: dentro l’aria buona, fuori l’aria cattiva. La pioggia è sicuramente una situazione scomoda per fotografare, a lungo andare fastidiosissima (almeno per lui), ma bisogna restare sul pezzo e continuare a osservare, non fare come quella volta a Vienna e imparare ad apprezzare le opportunità che si presentano: i riflessi sull’asfalto, le pozzanghere, i vetri bagnati, gli schizzi d’acqua sulla lente…

Poi, quando piove, la gente gira con gli ombrelli (non l’UMF che vuole avere le mani libere, a meno che non si tratti del diluvio universale).
E quando l’Uomo con la Macchina Fotografica incontra la Donna con l’Ombrello Colorato, se lo sfondo è quello giusto succede qualcosa per cui ne è valsa la pena.

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Himeji, 2015

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